CLICK HERE FOR BLOGGER TEMPLATES AND MYSPACE LAYOUTS »

sabato 6 giugno 2009

Lettera del capo indiano Seattle al presidente Usa Franklin Pierce.

Nel 1854 il "Grande Bianco" di Washington (il presidente degli Stati Uniti) si offri' di acquistare una parte del territorio indiano e promise di istituirvi una "riserva" per il popolo indiano. Ecco la risposta del "capo Seattle", considerata ancora oggi la piu' bella, la piu' profonda dichiarazione mai fatta sull'ambiente.
(Profezia di un pellerossa CAPO SEALTH dei SEATTLE): "Quando ci avete incontrato la prima volta ci avete detto che dovevamo pregare il vostro Dio. Noi non riuscivamo a comprendere la vostra richiesta. Il vostro Dio non potrà mai essere il nostro. Vi è troppa differenza tra noi. Noi uccidiamo gli animali che ci servono e li mangiamo tutti. Voi uccidete senza motivo e abbandonate i corpi degli animali che avete abbattuto. Voi tagliate intere foreste e noi usiamo solo i rami caduti e gli alberi morti e abbiamo rispetto per ogni ago di pino. Voi spaccate le pietre, forate le montagne e non riuscite ad ascoltare lo spirito della terra che vi dice: “Non fatelo. Non fatemi male”. Noi sentiamo lo spirito e il mistero della vita anche nelle ali delle libellule. Voi siete ciechi e sordi di fronte alle cose che esistono e quando vi rivolgete a Dio, chiedete ricchezza, denaro e potere. Noi chiediamo al Grande Spirito di mostrarci la bellezza, la stranezza e la bontà della terra verdeggiante, l' unica Madre, e di svelarci le cose nella loro essenza e perfezione, così come solo in un unico Essere, che resta Uno anche se è Molti. Voi dimenticate i vostri morti, li seppellite e non vi curate di conservare le loro tombe e non vi sentite legati alla terra che custodisce le ossa dei vostri padri. Per noi un uomo che dimentica queste cose è peggio di una belva inferocita. Per tutto questo voi riuscite a vendere la terra: mentre per noi la terra è come l' aria che si respira, è il corpo di nostra madre e non possiamo neppure concepire che essa possa essere venduta, divisa e recintata. Ora la mia gente è poca: noi sembriamo le foglie rimaste su un albero scosso dai venti invernali e non possiamo più difenderci. Ora voi ci assegnate una riserva in cui dobbiamo ritirarci. So bene che questa soluzione ci è imposta da una forza ineluttabile. Abbiamo cercato di sfuggirvi come la nebbia mattutina fugge, avanti alla luce del sole nascente... Ora siamo pochi e non ci importa di sapere dove trascorreremo il resto dei nostri giorni. Il nostro popolo era un tempo forte e potente e ora poco a poco muore. Le nostre notti si fanno sempre più lunghe, buie e solitarie. Ovunque tentiamo di rifugiarci siamo inseguiti dal vostro passo sterminatore e non ci resta che sopportare il destino come un animale ferito e braccato dal cacciatore che vuole finirlo. E tuttavia non mi lamento. Abbiamo per tanto tempo trascorso un' esistenza felice della quale siamo stati consapevoli e dalla quale abbiamo tratto gioia e ricchezza dell' animo. Ad una tribù segue un' altra e le nazioni seguono alle nazioni come una generazione succede ad un' altra. E' un continuo nascere e morire e lamentarsi non serve a nulla. Forse anche il giorno del vostro tramonto non è lontano, ma è comunque certo che verrà. Allora, forse, potremo anche essere fratelli. Ora è la vostra stagione tuttavia, e poiché ciò appare evidente, tagliate gli alberi, uccidete gli animali, domate i cavalli selvaggi, sterminate gli indiani. Io vedo bene, dai vostri occhi e dai vostri comportamenti, che la vostra città produce immondizie ed esse, un giorno, vi annegheranno. Ma intanto consentitemi di ribadire che la terra che ci ordinate di abbandonare è sacra alla mia gente. Ogni collina, monte, bosco, lago, fiume o valle o pianura sono pieni di eventi tristi e lieti e di ricordi. I fili d'erba, i piccoli gigli lungo i fiumi d'argento, le fragole che crescono ai margini dei prati coperti di rugiada, persino le pietre che giacciono sorde e immobili nella quiete fresca della notte e nel calore diurno, hanno bevuto la vita del mio popolo e gliel' hanno restituita. Anche la polvere è legata alle orme della nostra gente e i nostri piedi trovano in essa una familiarità che i vostri piedi non proveranno mai. Essa ha bevuto il sangue dei nostri padri, custodisce il sale delle loro lacrime, il grasso e la cenere dei fuochi da campo, il sudore del piacere e della paura. I nostri guerrieri scomparsi, le ragazze dal cuore gentile e dalle amabili forme, i bimbi che qui vissero e trovarono nutrimento, le nostre madri affettuose sono parte viva di questi luoghi ancora solitari che placano il cuore. Ed essi ritornano sempre come marce dello spirito quando la Luna Nuova, piccola canoa d'argento, naviga fra le stelle circondata da una nebbia di volpi argentate. Essi continuano la vita senza il peso del corpo perché gli impulsi di un popolo seguitano ad esistere anche dopo la morte dei singoli e si concentrano sulla sua terra e la colmano di vita umana. E così, anche quando l' ultimo indiano sarà morto e il ricordo della mia gente sarà diventato per i bianchi una leggenda, questa terra ospiterà ancora le forme invisibili dei nostri morti. I figli dei vostri figli si crederanno soli nei campi, nelle case, sulle vie delle vostre città o nel silenzio dei boschi senza sentieri. Ma anche quando, di notte, le strade e le piazze saranno silenziose e deserte, ovunque si aggireranno gli spiriti di coloro che un tempo popolarono ed amarono questo meraviglioso paese. (...) Voi non vi accorgete di tutto questo. Ma un giorno il nostro spirito riempirà di sé i vostri discendenti. Un giorno, ho detto , perché voi ora apparite incapaci di un sentimento che non sia l' odio: l' odio e la paura, che vi spingono ad azioni che non hanno per fine solo la distruzione degli altri, ma anche la vostra. L' odio e la paura, che vi impediscono di capire che la stirpe umana è come il sole e che i popoli ne sono i raggi e che quando un popolo muore il sole comincia a morire e la terra diventa più fredda. L' odio e la paura che non vi danno coscienza del fatto che le specie animali sono le radici che uniscono il cielo alla terra e che l’uomo non può recidere se non vuole morire. Noi speriamo che nel futuro lo spirito dell' uomo rosso, che con amore e venerazione rispetta tutto ciò che vive, si impossessi lentamente dei vostri figli e penetri lentamente in coloro che nulla sanno di lui. Cercate perciò di guardare alla nostra fine con rispetto e tolleranza. I nostri padri, noi stessi staremo sempre intorno a voi e attenderemo con pazienza fino a che non riusciamo a piantare nella vostra indole distruttiva un seme di amore per la vita. Se ciò accadrà, il vostro mondo sparirà e il nostro tornerà a vivere. Ma forse non riusciremo a far ciò. E allora, quando una ragnatela di fili che sussurrano avrà circondato l' azzurro del cielo, quando il rondone sarà scomparso e la vita sarà diventata sopravvivenza, quando i fiumi saranno morti con i laghi e le montagne, quando il vostro folle modo di vivere avrà sommerso la terra, UN GRANDE FUOCO SIMILE AD UN SOLE, che voi stessi avrete costruito nella vostra ansia di distruzione e di dominio, cadrà dal cielo e distruggerà ogni cosa, e la terra e gli uomini saranno pietra per sempre".

6 commenti:

Sileno ha detto...

Bentornata Saretta
Sono rimasto senza parole a leggere queste righe per il profondo amore che esprimono per la natura e la vita, sono parole che dovrebbero essere scolpite in ogni scuola in ogni angolo del mondo.
Grazie Sara
Sileno

desaparecida ha detto...

un abbraccio meraviglioso queste parole!
Bentornata! :)

Franky ha detto...

Bentornata...wow che post, che parole stupende...Ciaos !!

Franca ha detto...

Bellissimo discorso!

corteccia ha detto...

Mi hai fatto venire un ansia! è il primo post che leggo del tuo blog e pensavo fosse farina del tuo sacco.
Geniale. Ciao

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie