"Questa canzone la dedichiamo a quelli che Platone chiamava, in modo poetico, i figli della luna; alle persone che noi chiamiamo gay oppure, per una strana forma di compiacimento, diversi, se non addirittura culi. Mi fa piacere cantarla così, a luci accese, a dimostrare che oggi si può essere semplicemente se stessi senza bisogno di vergognarsi."
[Fabrizio de Andrè Presentazione durante il concerto tenuto al Teatro Smeraldo di Milano (19/12/'92)]
giovedì 17 luglio 2008
Andrea
Pensato da Saretta alle 16:21
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10 commenti:
Dio, ma quanto sei avanti (e non mi riferisco solo ad Andrea o Fabrizio)!
Complimenti...
tommi
Non finirò mai di sorprendermi e compiacermi per la tua sensibilità. Piccola mia, se non esistessi,dovrebbero inventarti :-)
C'è stato il tuo compleanno, ora nei hai 17.Un mondo di auguri e mille baci. Sei grande!!!!!
grazie tommi!!!
@mamy
SMACK!!!!
sto arrossendo, e non scherzo!
mi hai scoperta! poi comunque dicevo che avevo 17 anni da quando ne ho compiuti 16 quindi mi sento ancora bella piccina....
grazie bacissimo!!!
adoro questa canzone! grande De Andrè
Ciao Saretta, bacio
Davvero brava per questo post.
gli alberi non deludono mai :) dawoR***
@andrew
no, di più!!!
bacio!
aniele
grazie!!! :)
@dawor
;)
complimenti per la scelta, e soprattutto per la dedica ;)
Bella canzone, bel post, e blog interessante.
grande faber....."ma voi che siete uomini, sotto il vento e le vele, non regalate terre promesse a chi non le mantiene.."
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